#LIKE4LIKE
di Marco Rincione e Prenzy
- In un futuro non troppo lontano, il mondo ha abbandonato ogni credenza e ha abbracciato la vera fede: quella nel "Grande Like". I likes sono il nuovo mezzo con cui l'uomo guadagna o dona giorni della propria vita. In questa cornice si sviluppano le storie di Whitney, e di Alessio e Manuela, vittime ed eroi allo stesso tempo, incastrati in un sistema per loro troppo stretto.
“… un like per trovarli, un like per ghermirli e nel web incatenarli”. Se Tolkien avesse solo avuto qualche anno in più di vita, avrebbe sicuramente scritto un simile racconto fantascientifico, ai confini con la nostra attuale realtà. Al suo posto, ora, troviamo uno sceneggiatore carismatico e crudo come Marco Rincione (autore dell’acclamata trilogia di Paperi), che è stato capace di prendere uno spaccato di vita virtuale attuale e gettarlo in pasto al genere distopico. #like4like è, in fondo, anche questo.
Che il risultato sia qualcosa di già visto, già assaporato sulla piattaforma Netflix? Assolutamente no. Il millantato richiamo alla serie televisiva Black Mirror, a cui i fan hanno collegato #like4like nei mesi precedenti, in seguito alla diffusione della prima sinossi, è stato completamente disatteso.
Qui si va oltre: si toccano vette di follia e paura, in un mondo in cui il like è l’unica moneta di scambio accettabile. Un mondo dov’è vietato barare e dove non si concedono sconti o proroghe. Un mondo disegnato da Francesco Prenzy Chiappara (Noumeno, 666 – Il male dentro) con tratti e tecniche differenti tra le varie tavole, a indicare le emozioni dei protagonisti delle singole storie. Si va da un tratto dove il contorno di un personaggio e il suo interno sono completamente separati, come a dimostrare che quel momento che il protagonista sta vivendo è irreale, e vorrebbe essere dappertutto tranne che lì; si arriva a un tratto tenue e con colori “comodi”, a simboleggiare la bellezza di un passato ri-vivibile solo tramite una fredda timeline dei ricordi.
Il titolo si rifà al tag che viene spesso utilizzato su Instagram, per scambiarsi likes alle foto e aumentare la visibilità del proprio scatto sul social. Ma cosa può succedere quando si usa male il like? E cosa accade se non si è capaci di guadagnarsene abbastanza?
Il volume, edito da Shockdom e inserito nella collana Fumetti Crudi, si divide in tre parti, di cui una in prosa che va a inframezzarsi tra le storie a fumetti. Tutte e tre le storie sono ambientate in un mondo governato dal Grande Like, all’occhio “pollicioso” al quale non sfugge nulla. Si analizzano l’Io buttato nel mondo virtuale, l’Io quando sfiora l’inarrivabile e l’Io che combatte con la materialità. Rincione ha spalancato le porte dell’individualismo e ha messo i suoi personaggi su una sorta di arena virtuale, pronti ad accaparrarsi il primo like nei modi più disparati. Che siano davvero solo personaggi quelli illustrati dal duo? O che in realtà siamo noi?
Accusa, difesa e fanatismo
Scavando nell’animo umano collettivo, Rincione è riuscito a prendere punti in comune ai più e metterli in condizioni di pericolo estremo. Un esempio: la sopravvivenza della propria immagine nell’etere.
Albertone nazionale diceva: “Spiacente, io so’ io e voi non siete ‘n cazzo.” Qui ritroviamo una forma post-contemporanea di chi “non è un cazzo” e necessita di esserlo a tutti i costi per sopravvivere.
«Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti», diceva Warhol, «Non ci faccio abbastanza like in 15 minuti!» penseranno i personaggi di Rincione e Prenzy.
#like4like ha due copertine differenti, a seconda del punto dove verrà venduto. Inizialmente, sarebbe dovuta essere una sola: quella di una ragazza che fa un “servizietto” al Grande Like, al quale è devota. La forte citazione al caso di Tiziana Cantone, però, ha sollevato non poche polemiche e fatto decidere alla redazione di aggiungere un’ulteriore cover, dal sapore socialmente macabro. Qui le dichiarazioni del direttore Lucio Staiano:
“Ci siamo accorti che i riscontri critici [sulla prima copertina, ndr] non vertevano sugli argomenti per cui i due autori hanno creato l’opera, piuttosto andavano su strade non pertinenti. Tra l’altro, questo “misunderstanding” era accentuato in un pubblico più generalista, non abituale lettore di fumetti.”
Entrambe le cover riassumono tendenze ai quali assistiamo quotidianamente sui social.