lunedì 21 ottobre 2024

LA BISCA

 



LA BISCA

Stefano Cavallini

- Le avventure di un detective di corna.

Questa volta Pietro Fancelli, investigatore privato specializzato in adulteri, si ritrova su una vecchia nave riadattata a bisca per seguire un sottosegretario del Ministero dell’Interno che il fratello magistrato vuole incastrare a causa di un presunto traffico d’importanti opere d’arte.
Considerata la pericolosità dell’incarico (la bisca appartiene alla 
ndrangheta) il procuratore ha affiancato al fratello un fedele collaboratore del magistrato: Pasquale D’Annunzio, carabiniere scelto.
Un guasto procurerà un’avaria alla nave così importante da renderla un relitto in balia del mare e del vento. Abbandonata dall’equipaggio si arenerà qualche giorno dopo nella piccola baia di un'isola lontana da tutte le rotte conosciute.
Da qui si susseguiranno avvenimenti, circostanze e situazioni che trasformeranno i giocatori in naufraghi a loro volta, cambiando per sempre le vite di alcuni di loro.

SARAH

SARAH
J.T. Leroy

- Sarah ha dodici anni, è ancora un bambino. Sì, un bambino: il nome d'arte lo prende dalla madre, una "lucertola da parcheggio", come vengono chiamate le prostitute che nel West Virginia battono le stazioni di servizio, una madre adorata e volubile, capace di abbandonarla per il primo camionista che le offra il miraggio di una vita diversa. Sarah desidera fare il suo stesso mestiere. Lei lo incoraggia: lo traveste per gioco da donna, e lui inizia a rubarle gli abiti dall'armadio. La sua età gli consente di passare facilmente per una ragazzina e Glad, pappone-sciamano di origine indiana, lo prende sotto la sua egida e gli dona l'amuleto delle sue protette. Comincia così un viaggio avventuroso, magico e doloroso.



J.T. Leroy (Laura Albert)

 È il nome usato da un’autrice americana che ha pubblicato prima con lo pseudonimo di Terminator e poi con quello di J.T. Leroy. J.T. Leroy sarebbe nato il 31 ottobre 1980 nel West Virginia, ma nel gennaio 2006 il «New York Times» ha dichiarato che l’autrice dei romanzi è in realtà Laura Albert e che lo scrittore veniva interpretato in pubblico da Savannah Knoop, sorellastra di Geoffrey Knoop, ai tempi compagno della Albert. Nessuna smentita o conferma da parte della Albert fino all’autunno 2006 quando esce sulla prestigiosa «Paris Review» una lunga intervista in cui la donna confessa il suo ruolo nella vicenda aggiungendo un’altra incredibile storia, la sua, a quella raccontata nei tre libri pubblicati con lo pseudonimo di J.T. Leroy: Sarah (2001), Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (2002) e La fine di Harold (2003). Nel 2007 è uscita un’edizione speciale del bestseller Ingannevole è il cuore più di ogni cosa con un’intervista esclusiva all’autrice intitolata Essere J.T. LeRoy. Laura Albert, che è nata a New York il 2 novembre del 1965, vive oggi in un bilocale a San Francisco con il figlio di otto anni. Ha fatto la giornalista web, la cantante punk, la telefonista erotica, l’assistente sociale. Attualmente sta lavorando alla serie televisiva Dreadwood della HBO e alla scrittura di un nuovo romanzo che firmerà con il suo vero nome. 

LA MALACARNE

LA MALACARNE
Beatrice Salvioni


- Con la stessa energia narrativa de “La Malnata”, Beatrice Salvioni ci trasporta ancora nell’Italia fascista. E ci fa guardare il mondo con gli occhi di due ragazze tormentate e ribelli, inseparabili, che la Storia vuole tenere lontane. Una sedicenne corre a piedi nudi per la strada. È notte, indossa solo una sottoveste, e corre disperata per la città deserta. È delusa, piena di rabbia, perché ha scoperto di essere stata tradita, e da qualcuno che mai avrebbe creduto potesse ingannarla. Si apre come uno squarcio, questo romanzo terso e furioso. Siamo a Monza, nell’aprile del 1940. Da quattro anni Francesca non sa più nulla di Maddalena. La sua amica è stata rinchiusa in manicomio, e mai ha risposto alle lettere che lei le ha spedito. Francesca crede sia per risentimento nei suoi confronti. In fondo, è sempre toccato a Maddalena il ruolo della reietta, della Malnata. Ma adesso ha subito uno scossone anche la vita di Francesca, che è fuggita di casa ed è andata a vivere da Noè Tresoldi, destando scandalo. Sua madre la accusa di essere una degenerata, una Malacarne. Poi, finalmente, Maddalena torna. È piccola e magra, come non fosse mai cresciuta, e si finge l’adolescente coraggiosa di sempre; ma Francesca lo vede, che è diversa. Che cosa è successo in manicomio? Intanto, l’Italia entra in guerra. Tra la fame e la paura delle bombe, ogni giorno diventa più difficile. E arriva il momento di scegliere da che parte stare.

domenica 20 ottobre 2024

BALLEREMO LA MUSICA CHE SUONANO

BALLEREMO LA MUSICA 
CHE SUONANO
Fabio Volo

-Questa è la storia di un ragazzo che sentiva di non trovarsi nel posto giusto. E così è andato a cercarsene un altro. In famiglia c'erano pochi soldi: quando si andava in pizzeria si sceglieva il piatto che costava meno, non quello che piaceva davvero. Il suo destino sembrava già segnato. Non aveva un talento particolare a cui affidarsi né un grande sogno da inseguire, e ogni volta che cercava di esprimere un desiderio trovava qualcuno che gli diceva che non era per lui. Così si era convinto che certi pensieri non se li poteva permettere. Un giorno questo ragazzo scopre i libri in una maniera tutta diversa da come li aveva conosciuti a scuola. E ne rimane folgorato. Le pagine di Hermann Hesse, Gabriel García Márquez, Jack London, Joseph Conrad lo spingono ad alzare lo sguardo sopra tutte le seccature e dirsi: ci deve essere uno spazio anche per me da qualche parte. D'un tratto la sua vita non gli calza più, come una scarpa di un numero più piccolo. La lettura gli ha mostrato una via di fuga e trasmesso il coraggio per imboccarla. Ma cercare la propria strada talvolta vuol dire ferire chi resta, come quel padre che fino ad allora era stato il suo grande eroe triste. Perché un figlio che ha un genitore infelice si sente in colpa a toccare la felicità con mano. In questo libro per la prima volta Fabio Volo abbandona la finzione del romanzo e racconta la propria storia personale senza filtri. Episodi commoventi si alternano ad altri di grande ispirazione, a scene più scanzonate e divertenti. Pagine scritte con una semplicità e un'autenticità che si fanno cifra stilistica, la stessa che negli anni lo ha portato a essere amato da così tanti lettori. Balleremo la musica che suonano è uno dei suoi libri più intimi e sinceri, un libro che dà forza e trasmette tenerezza.

giovedì 10 ottobre 2024

SENZA FIATO

SENZA FIATO
Il panico da fame d'aria e la sua cura
Giorgio Nardone

- Durante la Guerra Civile Americana i medici militari, osservando lo stress da combattimento dei soldati, descrissero per la prima volta il fenomeno della iperventilazione acuta e i suoi sintomi. In seguito, a partire dagli anni '50 del Novecento, la fame d'aria, la dispnea e il senso di soffocamento sono stati oggetto di ricerche che confermavano come l'iperventilazione fosse alla base di numerose patologie idiopatiche. Trentacinque anni dopo, Giorgio Nardone, sotto la supervisione di Watzlawick e Weakland, comprese che i meccanismi della respirazione e della paura si influenzavano a vicenda, e che il problema della fame d'aria si poteva risolvere passando dalla ricerca di spiegazioni alla messa a punto di soluzioni che, se funzionanti, «spiegavano» il problema stesso. Una vera e propria rivoluzione copernicana di cui l'autore è stato protagonista, promuovendo un trattamento terapeutico in grado di agire sia sulla psicologia che sulla fisiologia del soggetto. In "Senza fiato", l'autore offre interessanti spunti di riflessione sulla meccanica che alimenta l'effetto del senso di soffocamento, avvalendosi dei contributi di Simona Milanese, medico specialista, e di Sabino de Bari, fisioterapista. L'augurio è che questo scritto concorra a diffondere l'idea che il circolo vizioso tra paura patologica e respirazione disfunzionale si possa e si debba spezzare.

LA SEGNATRICE

LA SEGNATRICE
Elena Magnani

- Siamo nel 1944, gli Alleati procedono verso il nord d'Italia e per i partigiani si tratta di resistere alle ultime rappresaglie tedesche. È quello che succede a Piazza al Serchio, dove si insedia una squadra di nazisti, mentre i giovani, nascosti nei boschi, tentano di sabotarli. La loro arma segreta: Anna, occhi neri e vivaci, che è entrata a far parte della resistenza e si è infiltrata come spia nel comando tedesco loca le. Il suo compito è ingraziarsi il tenente Matthias Von Bauer, un uomo indurito dalla guerra e da grandi delusioni, e passare informazioni ai compagni. Inizialmente Anna vorrebbe maldocchiarli tutti quei tedeschi arroganti, ma come Segnatrice deve solo praticare il bene. Da anni infatti, ogni vigilia di Natale, la zia le tramanda questa pratica segreta che permette ai prescelti di guarire corpi e anime attraverso speciali gesti e preghiere. Solo chi ha un animo puro e sente dentro di sé il desiderio di curare e di aiutare il prossimo può portare avanti questa tradizione. Ma non è sempre così facile gestire questo dono, capire qual è il confine tra il bene e il male e non rompere un delicato equilibrio. Soprattutto quando la guerra minaccia la tua famiglia, soprattutto quando l'amore nasce dove non deve e il futuro è più incerto che mai. Un romanzo potente, che ci trasporta nel periodo più buio e allo stesso tempo più lumino so della nostra storia: la Resistenza, che fa da sfondo a vicende ricche di fascino ed emozione e a un intreccio di sentimenti contrastanti.

IL POPOLO È IMMORTALE

IL POPOLO 
È IMMORTALE
Vasilij Grossman

«Che cosa me ne faccio, ora, della mia vecchia vita, del mio lavoro ostinato e prezioso, di gioie e delusioni, dei miei pensieri, delle pagine che ho scritto?» si chiede Sergej Bogarëv mentre percorre il fronte nell’agosto del 1941, i tedeschi avanzano e le truppe sovietiche inesorabilmente retrocedono. È «una guerra mai vista prima», quella che si è abbattuta sul suo paese; una guerra che l’ha strappato all’insegnamento del marxismo e trasformato in commissario politico di un battaglione che, nel tentativo disperato di rallentare l’offensiva nazista, si ritroverà isolato oltre le linee nemiche; una guerra che per lui – come per tutti gli altri protagonisti del romanzo – segna una cesura netta e irreparabile. «Il popolo è immortale, la sua causa è immortale. Ma non si può risarcire la perdita di un uomo!» scriverà Grossman poco dopo la fine della guerra. E così, pur desideroso di infondere in chi combatteva ottimismo e coraggio, ci racconta i primi mesi dell’invasione tedesca – antefatto di "Stalingrado" e "Vita e destino" – attraverso pagine dure, che dipingono la distruzione e le disfatte, i pensieri dei soldati, la marcia dei contadini nella notte, sotto le "scie rosse dei proiettili traccianti che strisciavano lente verso le stelle», i campi e i boschi sottratti a chi ne conosceva da sempre ogni segreto e il vano eroismo di uomini semplici mandati a fronteggiare «l’esercito più forte d’Europa». Pagine di un ‘romanzo sovietico’, ma così audaci da abdicare a ogni ligia ortodossia. E, come sempre in Grossman, attraversate da un soffio epico che le trasforma in grande letteratura.