giovedì 7 maggio 2015
CLASSICI DELL'800
LA CERTOSA DI PARMA
di Stendhal
La Certosa di Parma esprime il distacco più completo di Stendhal dal mondo contemporaneo e il suo trionfo più completo su di esso; il romanzo è l’espressione più completa della sua alienazione rispetto alla sua epoca e del suo rifiuto di lasciarsi bloccare da quella alienazione. La Parma di Stendhal non appartiene né al XIX° secolo né, come hanno sostenuto alcuni critici, all’epoca di Machiavelli; è indipendente dal tempo e dallo spazio, un modello in formato ridotto di governo autocratico; qui la politica, per un paradosso che è la molla segreta della grandezza di Stendhal, si presenta ai nostri occhi con l’evidenza rappresentativa di una parabola e con la stilizzata illogicità di un’opera lirica. La maggior parte dei romanzieri che volgono la loro attenzione alla politica - penso soprattutto a Conrad - tendono a considerarla un ostacolo che il mondo interpone sulla strada che porta alla felicità. Anche Stendhal vede la politica sotto questa luce, ma il suo modo di considerarla e di accostarsi ad essa è molto più complesso. La politica impedisce al conte Mosca e alla duchessa Sanseverina di godersi quella felicità che sarebbe alla loro portata, impedisce a Fabrice di fuggire con la sua cara, piccola Clelia; la politica è quella forza dei mondo esterno che impedisce agli uomini di seguire i loro più sani istinti ma è anche qualcos’altro e di ciò si tendono conto pienamente solo Stendhal e Dostoevkij tra i romanzieri dell’Ottocento: è un modo di sfogare quelle stesse passioni che essa soffoca; essa non è solo un ostacolo per la volontà ma anche uno stimolo e una sfida; essa non è semplicemente un invito alla pusillanimità ma, a volte, un invito all’eroismo.
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