"Legere et non intelligere est negligere"
Libreria Albèri MODO - Orvieto -
Aperta al pubblico nell'aprile 2012, dopo alcuni anni di restauro, in occasione della mostra Luca Signorelli, de ingegno et spirto pelegrino, la
Libreria Albèri completa e
arricchisce di un'ulteriore importante sede MODO - Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto. A questo suggestivo ambiente, strettamente connesso alla Cattedrale, si accede oggi dai Palazzi Papali.
La mirabile e luminosa sala
fu edificata nel 1499 per accogliere la biblioteca del potente vescovo Antonio Albèri
(1423 ca – 1505), già arcidiacono del Duomo e precettore del futuro
papa Pio III Piccolomini. Erano gli anni in cui Luca Signorelli si
trovava a Orvieto per ultimare, con i suoi meravigliosi affreschi, la
Cappella Nova (o di San Brizio),
ed è alla bottega di Signorelli che si devono, con ogni probabilità,
le decorazioni delle pareti:
soggetti profani ispirati al linguaggio artistico del maestro
cortonese, ideati con quello spirito umanista che, in quegli anni,
cercava di coniugare il Vecchio Testamento con la cultura Classica. E
pare che sia proprio Antonio Albèri, secondo le più recenti ipotesi, e
non Beato Angelico come a lungo si è creduto, il personaggio raffigurato
accanto a Signorelli all'inizio del ciclo di affreschi della Cappella
di San Brizio.
Albèri commissionò questo suo studio ispirandosi alla Libreria Piccolomini di Siena, anch'essa adiacente al rispettivo Duomo,
tanto che le due Librerie costituiscono un unico e singolare esempio di biblioteche annesse a una Cattedrale.
Vi collocò circa 300 volumi della sua imponente dotazione libraria,
purtroppo andati dispersi nel corso dei secoli, e volle donare per
testamento la Libreria e i testi in essa contenuti all'Opera del Duomo
di Orvieto.
Illuminata da quattro grandi finestre che si affacciano sul lato
meridionale dei Palazzi Apostolici, la Libreria è collegata alla
Cattedrale da una porta che si apre nella parte destra della tribuna,
all’epoca ancora libera del coro ligneo che vi sarà installato intorno
al 1536. L’ambiente perse in seguito la sua originaria destinazione e
fu utilizzato come cappella privata e sagrestia per i vescovi. Solo nel
1890 venne riscoperta, sotto l’intonaco bianco, la bella decorazione
dipinta.
Il ciclo di affreschi che orna le pareti della sala, realizzato tra il 1501 e il 1503,
è prevalentementededicato ai maggiori autori delle discipline presenti nelle sezioni della biblioteca: diritto, filosofia, medicina, storia, astrologia, retorica, grammatica, poesia.
Singolare,
tra tutte, la bizzarra immagine collocata nello spessore dell’ultima
finestra dell’angolo sud-occidentale: una scimmietta con gli occhiali,
intenta a leggere un libro aperto su cui si può ravvisare il motto "
Legere et non intelligere est negligere".
Non tralasciate di visitare questo ambiente di grande pregio storico-artistico, sarebbe sicuramente un
“negligere”!
(fonte inorvieto.it)