LE ANATRE DI HOLDEN SANNO DOVE ANDARE
di Emilia Garuti
Una allergia diffusa verso l'ipocrisia degli adulti, a partire da quegli immaturi dei suoi genitori, l'orrore puro per gli happy end e le soluzioni preconfezionate e, soprattutto, una voglia matta di dare del filo da torcere a "Denti L'Oréal", la psicologa col muso da lucertola che mamma e papà pagano profumatamente per mettere un freno ai suoi colpi di testa.
Questa è Will, per la precisione Willelmina, l'eroina irriverente e sognatrice di questo libro, che, come un lupo ferito, ha decisamente smarrito il branco.
Nell'arco di un settembre nero che chiude l'ultima estate da liceale, mentre i suoi coetanei si fanno elettrizzare dalle mille luci della vita universitaria, Will si aggira senza meta come un'aliena su un pianeta sconosciuto.
Unico scudo: l'ironia.
E la musica, certo.
E improvvisamente Matteo, il ragazzo strano e "poco collaborativo" della sala d'attesa, che la rincorre per mezza città nel tentativo di riportarla indietro.
Che cosa vuol dire davvero essere giovani?
E quanto costa l'autenticità?
A chi si è fermato e non sa dove andare, a chi si sente fuori sincrono, fragile, confuso e sbagliato.
A chi è giovane adesso e a chi non lo è più, ma ha buona memoria.
Tutti, almeno in una fase della vita, abbiamo potuto dire: io sono Will. "Le anatre di Holden sanno dove andare" è un piccolo classico sulla paura di crescere.
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