Arriva la seconda edizione di “Tempo di libri”
Dall’8 al 12 marzo a Milano ci sarà la seconda edizione di Tempo
di libri, la fiera dell’editoria che l’anno scorso era stata oggetto di
una divisione tra le case editrici più grandi e quelle più piccole e di
una specie di competizione con il Salone del libro di Torino. La prima
edizione era andata così così
e per questo quest’anno la fiera avrà alcune grosse differenze. Oltre
al periodo di svolgimento (nel 2017 era stata organizzata poco prima del
Salone e in corrispondenza di un ponte), è stata cambiata la sede della
manifestazione: da Rho a Fieramilanocity, nel quartiere Portello, che è
più raggiungibile dal centro.
Da dove arriva Tempo di libri
Tempo di libri è nato per iniziativa dell’Associazione Italiana
Editori (AIE) e in particolare dei più grandi dei suoi soci, le case
editrici maggiori, e tra queste i gruppi Mondadori e GeMS. L’idea di fare una fiera a Milano si era sviluppata in seguito a una serie di difficoltà finanziarie e politiche attorno
all’organizzazione del Salone del libro di Torino cominciate
nell’estate del 2016, ma era frutto di una preesistente volontà della
maggior parte dei grandi editori di fare un grande evento dedicato ai
libri a Milano: qualcosa che la rendesse «la capitale del libro», oltre
che della moda e del design con le relative settimane e il Salone del
mobile. Fino al 2017 gli unici eventi sui libri della città erano il
festival BookCity e la fiera delle piccole case editrici Bookpride, che
però hanno dimensioni ridotte e non hanno una struttura che permetta di
vendere molti libri come invece una grossa fiera.
Quando alla fine Tempo di Libri e il Salone di Torino erano state organizzate a un solo mese di distanza, le case editrici si erano divise partecipando all’una o all’altra, a nessuna delle due (come Adelphi) e, in rari casi, a entrambe (Feltrinelli), nonostante partecipare a due iniziative così grosse e vicine per un editore sia un impegno notevole, in termini di investimenti, risorse e tempo. Il risultato finale era stato non molto buono per Tempo di Libri, pur con l’attenuante che era la prima edizione: c’erano state solo 70mila presenze, contro le 165mila del Salone del libro (ben più longevo e finanziato). Inoltre il successo del Salone era stato dovuto a una mobilitazione particolarmente vivace sia di Torino, delle sue istituzioni e delle sue librerie, che delle case editrici partecipanti, stimolate dalla sfida con Milano che aveva messo in discussione la storia della fiera.
La decisione di organizzare una fiera a Milano era stata presa ufficialmente alla fine di settembre 2016 per cui la manifestazione fu organizzata in meno di sette mesi (solo tre a pieno regime), mentre solitamente chi lavora alla preparazione di un evento del genere lo fa per tutto l’anno precedente. Probabilmente per il poco tempo a disposizione, furono fatti alcuni errori. Il primo fu la scelta di Rho per la sede della fiera: per arrivarci dal Duomo di Milano, che è sulla stessa linea della metropolitana, ci vogliono circa 30 minuti, e ne serve molto di più da altre parti della città, soprattutto se non si va in metro. La seconda scelta sbagliata fu quella del finesettimana del 22 e del 23 aprile, sia perché molto ravvicinato a quello del Salone, sia perché molte persone le sfruttarono per andare in vacanza facendo un ponte con il 25 aprile.
Un altro grosso errore fu lo scarso coinvolgimento del resto della città e delle scuole, che ogni anno forniscono una parte consistente di pubblico al Salone del libro. Sia il programma che l’esistenza stessa della fiera erano state comunicate con molto ritardo, a Milano e altrove. Per quanto riguarda gli eventi e gli ospiti internazionali, che sono tra le principali attrattive delle grosse fiere di libri, erano moltissimi ma il loro numero non era stato sufficiente a compensare gli altri problemi. Alcuni addetti ai lavori avevano giudicato il programma eccessivamente ricco e forse un po’ dispersivo – cosa dovuta in parte alla presenza di quattro curatori diversi – ma probabilmente non era stato il programma a determinare le minori presenze rispetto al Salone. La scrittrice Chiara Valerio non ha ottenuto il rinnovo del suo ruolo di direttrice per la seconda edizione (cosa che è dispiaciuta a molti addetti ai lavori), ma proprio la sua personalità e i suoi rapporti con numerose case editrici e autori avevano garantito una grossa ricchezza di eventi a fronte dello scarso tempo per organizzarli.
Tra le altre cose poi è probabile che Tempo di libri abbia sofferto di una naturale “sfortuna del principiante”: le manifestazioni culturali hanno bisogno di tempi lunghi per farsi conoscere dalle città che le organizzano e fuori, almeno due o tre edizioni.
Cosa sappiamo della prossima edizione di Tempo di libri
Per la seconda edizione della fiera, la direzione è stata affidata ad Andrea Kerbaker, che si è sempre occupato di comunicazione nelle aziende e organizzazione di eventi culturali, ricoprendo ruoli manageriali in Pirelli e Telecom, ma è anche un bibliofilo e ha scritto molti saggi. Il programma degli eventi è molto ricco come quello del 2017, ma a differenza dell’anno scorso è stato scelto un tema per ogni giorno della fiera: “Donne” per il primo, giovedì 8 marzo, “Ribellione” per il 9, “Milano” per il 10, “Libri e immagine” per l’11 e “Mondo digitale” per la domenica di chiusura. Qui potete leggere tutto il programma.
Anche quest’anno tra gli addetti ai lavori sono state espresse alcune perplessità sulle date scelte per la fiera, visto che dal 23 al 25 marzo ci sarà un’altra fiera di libri a Milano, Bookpride, e che il finesettimana precedente c’è la festa Libri Come, a Roma. Molte piccole case editrici non ci saranno a Tempo di libri: per esempio mancheranno Minimum Fax, Iperborea e Sellerio, che però saranno a Bookpride. Altre case editrici, come NN – che ha sede a Milano come Iperborea – parteciperanno a entrambe le fiere. Anche Adelphi quest’anno ci sarà.
La distanza temporale dal Salone di Torino, per quanto non grandissima, è stata apprezzata da molti addetti ai lavori: permetterà a molte case editrici di partecipare sia a Tempo di libri che alla fiera torinese un po’ più facilmente in termini di investimento. C’è ottimismo sui risultati che Tempo di libri otterrà quest’anno, anche per la scelta di Fieramilanocity come sede.
L’aria di sfida e di contesa tra Tempo di libri e il Salone, che c’era l’anno scorso, sembra non esserci più. L’intero settore editoriale sembra aver messo da parte le tensioni per riuscire ad approfittare dei vantaggi di entrambi gli eventi, dato che la cosa importante per le case editrici resta vendere i propri libri e secondo molti addetti ai lavori quella dell’anno scorso era una «guerra tra poveri». Rimane la consapevolezza che probabilmente nemmeno le due fiere organizzate a distanza di due mesi l’una dall’altra (il Salone sarà dal 10 al 14 maggio) saranno una soluzione soddisfacente per promuovere i libri e al tempo stesso contenere i costi. Una vera e propria soluzione, necessariamente di compromesso, resta difficile da trovare, perché ha senso che Milano – con la sua scena culturale e la presenza della maggior parte delle case editrici – abbia un suo grande evento dedicato ai libri, ma ha anche senso che il legame di Torino con il Salone, cresciuto negli anni, sia mantenuto, non solo per arricchire la città ma anche per non buttare via il rapporto di affezione tra pubblico e fiera.
(fonte: ilpost.it)
Da dove arriva Tempo di libri
Quando alla fine Tempo di Libri e il Salone di Torino erano state organizzate a un solo mese di distanza, le case editrici si erano divise partecipando all’una o all’altra, a nessuna delle due (come Adelphi) e, in rari casi, a entrambe (Feltrinelli), nonostante partecipare a due iniziative così grosse e vicine per un editore sia un impegno notevole, in termini di investimenti, risorse e tempo. Il risultato finale era stato non molto buono per Tempo di Libri, pur con l’attenuante che era la prima edizione: c’erano state solo 70mila presenze, contro le 165mila del Salone del libro (ben più longevo e finanziato). Inoltre il successo del Salone era stato dovuto a una mobilitazione particolarmente vivace sia di Torino, delle sue istituzioni e delle sue librerie, che delle case editrici partecipanti, stimolate dalla sfida con Milano che aveva messo in discussione la storia della fiera.
La decisione di organizzare una fiera a Milano era stata presa ufficialmente alla fine di settembre 2016 per cui la manifestazione fu organizzata in meno di sette mesi (solo tre a pieno regime), mentre solitamente chi lavora alla preparazione di un evento del genere lo fa per tutto l’anno precedente. Probabilmente per il poco tempo a disposizione, furono fatti alcuni errori. Il primo fu la scelta di Rho per la sede della fiera: per arrivarci dal Duomo di Milano, che è sulla stessa linea della metropolitana, ci vogliono circa 30 minuti, e ne serve molto di più da altre parti della città, soprattutto se non si va in metro. La seconda scelta sbagliata fu quella del finesettimana del 22 e del 23 aprile, sia perché molto ravvicinato a quello del Salone, sia perché molte persone le sfruttarono per andare in vacanza facendo un ponte con il 25 aprile.
Un altro grosso errore fu lo scarso coinvolgimento del resto della città e delle scuole, che ogni anno forniscono una parte consistente di pubblico al Salone del libro. Sia il programma che l’esistenza stessa della fiera erano state comunicate con molto ritardo, a Milano e altrove. Per quanto riguarda gli eventi e gli ospiti internazionali, che sono tra le principali attrattive delle grosse fiere di libri, erano moltissimi ma il loro numero non era stato sufficiente a compensare gli altri problemi. Alcuni addetti ai lavori avevano giudicato il programma eccessivamente ricco e forse un po’ dispersivo – cosa dovuta in parte alla presenza di quattro curatori diversi – ma probabilmente non era stato il programma a determinare le minori presenze rispetto al Salone. La scrittrice Chiara Valerio non ha ottenuto il rinnovo del suo ruolo di direttrice per la seconda edizione (cosa che è dispiaciuta a molti addetti ai lavori), ma proprio la sua personalità e i suoi rapporti con numerose case editrici e autori avevano garantito una grossa ricchezza di eventi a fronte dello scarso tempo per organizzarli.
Tra le altre cose poi è probabile che Tempo di libri abbia sofferto di una naturale “sfortuna del principiante”: le manifestazioni culturali hanno bisogno di tempi lunghi per farsi conoscere dalle città che le organizzano e fuori, almeno due o tre edizioni.
Cosa sappiamo della prossima edizione di Tempo di libri
Per la seconda edizione della fiera, la direzione è stata affidata ad Andrea Kerbaker, che si è sempre occupato di comunicazione nelle aziende e organizzazione di eventi culturali, ricoprendo ruoli manageriali in Pirelli e Telecom, ma è anche un bibliofilo e ha scritto molti saggi. Il programma degli eventi è molto ricco come quello del 2017, ma a differenza dell’anno scorso è stato scelto un tema per ogni giorno della fiera: “Donne” per il primo, giovedì 8 marzo, “Ribellione” per il 9, “Milano” per il 10, “Libri e immagine” per l’11 e “Mondo digitale” per la domenica di chiusura. Qui potete leggere tutto il programma.
Anche quest’anno tra gli addetti ai lavori sono state espresse alcune perplessità sulle date scelte per la fiera, visto che dal 23 al 25 marzo ci sarà un’altra fiera di libri a Milano, Bookpride, e che il finesettimana precedente c’è la festa Libri Come, a Roma. Molte piccole case editrici non ci saranno a Tempo di libri: per esempio mancheranno Minimum Fax, Iperborea e Sellerio, che però saranno a Bookpride. Altre case editrici, come NN – che ha sede a Milano come Iperborea – parteciperanno a entrambe le fiere. Anche Adelphi quest’anno ci sarà.
La distanza temporale dal Salone di Torino, per quanto non grandissima, è stata apprezzata da molti addetti ai lavori: permetterà a molte case editrici di partecipare sia a Tempo di libri che alla fiera torinese un po’ più facilmente in termini di investimento. C’è ottimismo sui risultati che Tempo di libri otterrà quest’anno, anche per la scelta di Fieramilanocity come sede.
L’aria di sfida e di contesa tra Tempo di libri e il Salone, che c’era l’anno scorso, sembra non esserci più. L’intero settore editoriale sembra aver messo da parte le tensioni per riuscire ad approfittare dei vantaggi di entrambi gli eventi, dato che la cosa importante per le case editrici resta vendere i propri libri e secondo molti addetti ai lavori quella dell’anno scorso era una «guerra tra poveri». Rimane la consapevolezza che probabilmente nemmeno le due fiere organizzate a distanza di due mesi l’una dall’altra (il Salone sarà dal 10 al 14 maggio) saranno una soluzione soddisfacente per promuovere i libri e al tempo stesso contenere i costi. Una vera e propria soluzione, necessariamente di compromesso, resta difficile da trovare, perché ha senso che Milano – con la sua scena culturale e la presenza della maggior parte delle case editrici – abbia un suo grande evento dedicato ai libri, ma ha anche senso che il legame di Torino con il Salone, cresciuto negli anni, sia mantenuto, non solo per arricchire la città ma anche per non buttare via il rapporto di affezione tra pubblico e fiera.
(fonte: ilpost.it)
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