NOSTRA SIGNORA SOLITUDINE
di Lina Raus
- Il tema del romanzo è, come si evince dal titolo, la solitudine; non soltanto quella di chi rimane solo, ma anche e soprattutto quella – esistenziale – che caratterizza il rapporto di ognuno di noi con le cose basilari della vita. Siamo soli dinanzi alla morte, al dolore, all’amore, alle emozioni. Ecco perché nel titolo “solitudine” è scritta con l’iniziale maiuscola. La dottoressa Lorenza, protagonista e voce narrante del libro, è una psicologa di una certa età che ripercorre, sull’onda dei ricordi, il filo ingarbugliato della propria esistenza. La memoria è, già di per sé, terapeutica: scioglie i nodi dell’infanzia e consente di venire a patti con gli innumerevoli traumi accumulati lungo il percorso. Lo psicologo, peraltro, deve costantemente auto-analizzarsi se vuole psicoanalizzare gli altri, aiutandoli a superare angosce e fobie. Così accade ad esempio con Maura, una ragazza ammalatasi di anoressia in seguito a un grave trauma familiare, che Lorenza si offre di aiutare gratuitamente e con cui instaura una bella amicizia trans-generazionale. Un’amicizia che serve a entrambe le donne per capire meglio se stesse e grazie a cui Maura, mettendo a frutto l’esperienza e i consigli di Lorenza, riesce infine – pur tra molte travagliate vicissitudini – a guarire dall’anoressia e a farsi una vita, mentre Lorenza – oltrepassando positivamente la “cognizione del dolore” – raggiunge una nuova forma di serenità.
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