QUELLO CHE SAREMMO STATI
di Ruggero Dal Molin e Saverio Marijello
Quando
gli effetti degli eventi umani si sono inevitabilmente sedimentati,
normalmente dopo un secolo, una volta scomparse definitivamente tutte le
testimonianze dirette di quelle vicende, sepolti per sempre gli odi e i
rancori seguiti alla tragedia della guerra, acclarate da ambo le parti
le ragioni del conflitto e ormai definiti i suoi contorni storico
militari, giunge quasi naturalmente il momento di far rivivere quegli
affetti e quei sentimenti allora travolti e che a torto si ritenevano
sepolti per sempre sotto le rovine del tempo. Per questo motivo stiamo
assistendo alla nascita di un nuovo filone di testimonianze, non di rado
rilette anche sulla base di rigorosi valutazioni storico-militari, al
quale il pubblico sembra prestare una crescente attenzione rispetto ai
classici volumi “tecnici”. Si tratta invero di un esercizio estremamente
delicato e difficile per gli autori, dove alla profonda conoscenza
della Storia deve unirsi il comporsi di un minuto mosaico di vite vere o
verosimili, che furono realmente vissute o spente anzitempo nella
speranza di esserlo. E’ quella parte di Storia riletta “dal basso” che
proprio perché profondamente umana ha finito col permeare
inconsapevolmente ma inevitabilmente la nostra coscienza collettiva e
oggi, svaniti per sempre gli echi della guerra, risorge prepotentemente
nei cuori di tanti, portandoci il ricordo degli anni migliori, frutto
del sacrificio di quanti spesero la loro giovane vita nel fondo delle
trincee dallo Stelvio al mare
Questa è la difficile strada di consapevolezza storiografica ma soprattutto di riscoperta della Memoria che gli amici Ruggero Dal Molin e Saverio Mirijello hanno percorso con il loro ultimo libro, riuscendo a muoversi delicatamente sull’orlo degli affetti più intimi ripercorrendo a ritroso quel tragico passato che la madre volle risparmiare sino alla fine al proprio bambino il quale invece, divenuto uomo, saprà trovare la chiave del tragico mistero scaturito dal terribile campo di battaglia dell'Ortigara proprio nell’amore di un padre che mai conobbe. Come molte vicende umane travolte dalla Grande Guerra, affatto scontate e profondamente toccanti, è impossibile non riconoscere richiami a situazioni realmente accadute, in parte note ma più spesso oggi sconosciute ai più, narrate magistralmente su quel palcoscenico della vita reale dove pagina dopo pagina scorre davvero per ciascuno di noi il ricordo dei familiari allora perduti e delle loro stesse esistenze, piene di sogni e di speranze, "quello che saremmo stati", un piccolo e prezioso scrigno della memoria da conservare nelle nostre case.
Questa è la difficile strada di consapevolezza storiografica ma soprattutto di riscoperta della Memoria che gli amici Ruggero Dal Molin e Saverio Mirijello hanno percorso con il loro ultimo libro, riuscendo a muoversi delicatamente sull’orlo degli affetti più intimi ripercorrendo a ritroso quel tragico passato che la madre volle risparmiare sino alla fine al proprio bambino il quale invece, divenuto uomo, saprà trovare la chiave del tragico mistero scaturito dal terribile campo di battaglia dell'Ortigara proprio nell’amore di un padre che mai conobbe. Come molte vicende umane travolte dalla Grande Guerra, affatto scontate e profondamente toccanti, è impossibile non riconoscere richiami a situazioni realmente accadute, in parte note ma più spesso oggi sconosciute ai più, narrate magistralmente su quel palcoscenico della vita reale dove pagina dopo pagina scorre davvero per ciascuno di noi il ricordo dei familiari allora perduti e delle loro stesse esistenze, piene di sogni e di speranze, "quello che saremmo stati", un piccolo e prezioso scrigno della memoria da conservare nelle nostre case.
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