- Quando nel 1946 compare la prima edizione, "La storia dell'Impressionismo" è subito celebrata per la straordinaria semplicità espositiva, l'uso di fonti primarie e l'abilità nel ricostruire fin nei minimi particolari le vicende che culminano nella prima mostra impressionista del 1874. Coprendo un arco complessivo di circa trent'anni, dal 1855 al 1886, il volume è la cronaca di una strenua battaglia, fatta di trionfi e sconfitte, di integrità e perseveranza, di un lento e travagliato processo di demolizione del muro di dissenso della critica e dei pregiudizi borghesi. Protagonisti di questa rivolta sono Monet, Bazille, Manet, Degas, Pissarro, Sisley, Gauguin, Morisot, Redon, Seurat e Signac, i quali, votati alla pittura en plein air e insofferenti alle forme tradizionali della rappresentazione, realizzano tele additate al pubblico disprezzo e trasformano in vessillo un epiteto - "pittori dell'impressione" - coniato per dileggio da un giornalista. Nella sapiente miscela di rigore scientifico e gusto per la divulgazione non mancano gli affondi critici, che John Rewald affronta con garbo, senza mai cedere alle insidie di un gergo tecnico. Il risultato è una narrazione di forte presa sul lettore e al tempo stesso il più accurato resoconto di un periodo capitale della storia dell'arte, di cui vengono rievocati il clima, gli aromi, le amicizie e le sfumature delle diverse personalità grazie alla ricostruzione dei dialoghi e della vita quotidiana degli artisti. Essenziale è infatti la ricchezza di citazioni tratte dai documenti raccolti dallo stesso Rewald presso i testimoni superstiti, nella consapevolezza che la sua è l'ultima occasione per fissarne la memoria prima che il tempo li disperda. Testo cardine degli studi sull'Impressionismo, l'autore continuerà negli anni ad arricchirlo fino al 1973, versione che viene qui ripubblicata con un nuovo apparato iconografico a colori in ossequio ad artisti il cui lavoro è innanzitutto una rivoluzione della luce e del colore. Prefazione di Flaminio Gualdoni.
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