Terrorizzato dalla consapevolezza di essersi innamorato, Riccardo lascia Greta per rifugiarsi di nuovo in mezzo alla sua gang di amici e ai vizi della sua vita sregolata. Mentre questa, incapace di venire a patti con l’abbandono subito, decide di trasferirsi a casa di Nicole con Vivienne, nella speranza che il sole e il mare della riviera romagnola possano aiutarla a ritrovare se stessa. Inebrati dalla spensieratezza dell’estate ormai in corso e dalle avventure sentimentali che l’accompagnano, i due ragazzi tentano di riappropriarsi delle loro maschere; di tornare a essere quell che erano stati prima del loro incontro, ma ormai è troppo tardi: perché l’amore li ha cambiati e nessuno dei due sembra più capace di agire e pensare, senza che il riflesso dell’altro lo influenzi. Senza che ogni giorno non desiderino ricongiungersi, nonostante la diversità delle loro nature e la fatalità degli eventi si ostinino ancora una volta a separarli.
Attraverso una cornice narrativa fatta di slang, provincia, rave party e social network, Giorgia Sandoni Bellucci lascia che la società dei Millennials si racconti allo specchio in un romanzo realistico e coinvolgente, che arricchisce la narrativa rosa di un sapore filosofico e introspettivo.
A cavallo fra antiche favole e nuove usanze, La rana e lo scorpione riscrive le regole del genere sentimentale e quelle del libero arbitrio, dimostrandoci che se l’amore non trionfa sempre al di là del bene e del male è solo perché in fondo siamo tutti quanti imperfetti e perfettibili in egual misura. Capitati per caso nel mare della vita, i protagonisti infatti non agiscono da buoni o da cattivi, ma si muovono secondo natura lungo il flusso indomito della corrente, compiendo azioni ammirevoli, temerarie, a volte efferate, ma sempre commoventi. Sullo sfondo di città vive e umanissime che danno voce ai pensieri di chi le abita, il bene e il male perdono qualsiasi connotazione morale per farsi disposizione innata, pulsione incontrollabile che ora spinge l’individuo verso la superficie, ora lo condanna fatalmente all’abisso.
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