- Una città senza nome. Potrebbe essere qualsiasi città. Potrebbe essere la nostra. In questa città senza nome un esercito di biciclette si muove nel traffico trasportando oggetti, pranzi e cene, sfreccia tra automobili e autobus, ogni bicicletta una scheggia impazzita. Sopra ognuna di queste biciclette ci sono ragazzi delle consegne, e uno di questi ragazzi delle consegne è il protagonista di “Delivery”. Giunto come rifugiato da un altro paese nella città senza nome, è nito nelle maglie di un’azienda di delivery, in cui una ragazza del centralino, N., gli assegna le consegne e lo aiuta con l’inglese, e in cui un Supervisore violento si assicura che tutti gli ordini vengano evasi. Gli obiettivi sono chiari per il ragazzo delle consegne: buone mance, valutazioni a cinque stelle e conquistare l’amore di N. Ma qualcosa va storto, il Supervisore non è contento. Assegna al ragazzo delle consegne un incarico impossibile, che lo conduce in sella alla sua bicicletta nei quartieri più remoti della città senza nome, e che assomiglia in maniera sempre più inquietante al destino comune dell’essere umano sulla Terra: pedalare, senza una meta, fino alla fine. In “Delivery” la prosa di Peter Mendelsund – dapprima frammentata come la vita di chi è costretto ad arrangiarsi, poi sempre più ampia e ritmica come la pedalata di chi corre incontro al proprio fato – racconta l’epopea quotidiana del nostro tempo, con l’urgenza di un proposito: dare una voce a chi è muto, un corpo a chi è invisibile, una storia a chi vive ai margini della Storia.
Nessun commento:
Posta un commento