- Il tempo dell’abbandono fa parte del tempo dell’amore. Talvolta lo prosegue, persino lo protegge. Mille sono le antologie che raccontano la nascita e poi il trionfo dell’amore. Ma nessuna che ci dice di quel bordo ripido, di quella vertigine della fine che quasi tutti hanno provato addosso almeno una volta nella vita. Questo libro si sporge su quel bordo. Ci mostra il mare in tempesta dell’abbandono. C’è una prospettiva sull’abisso che dà a questi testi – che siano reali o letterari – un diverso spessore rispetto al resto degli epistolari sentimentali, e non importa che lo scrivente abbia davanti a sé una separazione, un suicidio o un plotone di esecuzione: cercherà di dire la verità e di lasciare un messaggio che continui ad agire quando non ci sarà più. In Come dirti addio vengono raccolte lettere pro - venienti da ogni epoca e da ogni continente, dai classici come le parole di Beethoven alla sua Amata immortale, al «non è colpa mia» omicida del Visconte di Valmont fino allo struggente saluto del leader indipendentista congolese Patrice Lumumba a sua moglie prima dell’arresto. Ma l’elenco è lungo: da Eloisa e Abelardo a Diderot, da Giacomo Casanova a Emily Dickinson, fino ad Anaïs Nin, Marguerite Duras e Leonard Cohen. Con uno sguardo agli amori clandestini e letterari, alle vicende meno note e ai manuali che, nel corso dei secoli, hanno spiegato con premura agli amanti meno fantasiosi quali parole scegliere, quali corde toccare per lasciarsi, Come dirti addio raccoglie testi preziosi e rari, privi della componente dolciastra degli epistolari sentimentali e forse per questo ancora più intensi, e accompagna il lettore in un appassionante viaggio attraverso i secoli, in cui le storie d’amore vengono lette attraverso l’inconsueta prospettiva del loro finale. «Mio caro ragazzo, non voglio diventare la tua nemica; mi sarà già abbastanza doloroso diventarti a poco a poco, e molto presto, indifferente. Quindi, siccome la mia decisione è irrevocabile, prima di farti consegnare questa lettera per mano di Françoise le avrò chiesto i miei bauli. Addio, ti lascio la parte migliore di me». Albertine
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