Dopo i fatti raccontati ne La fiera degli immortali, mentre Alcide Nikopol é ricoverato in una clinica psichiatrica, facciamo conoscenza con la conturbante Jill Bioskop, una bellissima ragazza dai capelli blu, e veniamo catapultati in un'Europa del futuro, fra Londra, Parigi e Berlino, dove regnano nuove violenze, nuove droghe, nuove passioni e nuovi intrighi.
Enki Bilal e la Donna Trappola (introduzione tratta dal volume, di Giovanni Firmian e Enki Bilal) :
Non è vero che ho «scoperto» la donna alla teneraetà di 35 anni, come qualcuno ha voluto malignamente insinuare. La scrittrice polacca di «Les Phalanges de l'Ordre Noir» non era forse un bellissimo personaggio femminile? Con te ho semplicemente girato la prua, ho cambiato rotta. Ho voluto rompere con la forma narrativa classica e con il taglio tradizionale della storia: troppi quadri, troppi fumetti, troppo dialogo. Non mi piaceva più.
Ho limitato al massimo il linguaggio per arrivare a qualcosa di esclusivamente visuale. Ma non ho abbandonato il tema della memoria collettiva che avevo già trattato nei miei lavori precedenti. Nel 2025 troviamo, per esempio, la continuazione delconflitto in Libano. Le mie preoccupazioni politiche le avevo già espresse in «Partie de Chasse» e «Les Phalanges de l'Ordre Noir». Oggi ho voluto riconsiderare tutto quello che avevo detto prima e mi è venuta voglia di andare in un'altra direzione:verso la donna.
E così che sei nata tu, Jill Bioskop, la Donna Trappola.
Lo ammetto, è la prima volta che una donna riveste un ruolo così essenziale in una delle mie storie. Ce ne sono state altre di donne, forti e molto presenti, ma tutte un po' lontane dal nostro mondoreale. Tu invece esisti, sei una donna di carne, non un fantasma. Ti ho voluto autonoma e indipendente, anche se ti ho caricato di problemi, da quello della droga, le palline rosse e gialle di HLV che prendi senza neanche sapere come dosarle, a quello di una certa androginia da mutande che ho voluto sottolineare con i tuoi capelli, le lacrime e i capezzoli blu.
Jill Bioskop, sei una donna di oggi ma,nello stesso tempo, lontana da noi perché sei diversa. Se spesso ti mostro nuda è solo per metterti in un contesto di intimità. Forse ho insistito un po' troppo sui tuoi rapporti ossessivi con le camere degli alberghi. Ma stai tranquilla, vedrai che nelterzo volume della trilogia le cose cambieranno.Sai che non mi piace ripetermi.
Sai anche che è stato molto criticato l'inserimento nel libro del numero di «Libération» del 1993 con il suo titolo in prima pagina: «Oggi, il 3 Febbraio 2025 incontra il 14 Ottobre 1993». Io volevo che tu fossi giornalista e per questo ti ho inventato lo «Script Walker», la macchina che permette di tra smettere gli articoli nel passato. Poi l'idea mi ha divertito e ho voluto che il fenomeno si realizzasse davvero in un altra forma che non fosse quella del fumetto.Dal momento che leggo «Libé» tutti i giorni, non poteva essere che quello il giornale a cui erano destinati i tuoi articoli dal futuro. Ma il bello è che io non c'entro per niente nella fattura di quel giornale. Ci hanno pensato Serge July, il vero direttore di «Libération» della mia epoca, e alcuni suoi redattori. Un lavoraccio, anche se l'idea di partenza era molto semplice. Ma il risultato si vede, non lo trovi bellissimo? Tutti si sono realmente infilati nei panni del giornalista che si trova sulla scrivania un articolo relativo a fatti avvenuti nel 2025 e ognuno ha reagito a modo suo, secondo la propria specializzazione e sensibilità.
Quel numero di giornale, datato 14 Ottobre 1993, è completa mente autonomo rispetto alla tua storia. Forse i lettori si sentiranno spaesati, ma la chiave di lettura della Donna Trappola si trova proprio li.
E strano, proprio adesso mi è venuta una curiosità:chissà se la gente legge «Libération» prima o dopo il mio racconto? Sono due anni che ti ho creato ma come personaggio, lo stesso che prima avevo definito «di carne», non sei più tanto presente. Ricordo invece benissimo come sono arrivato a te, un ricordo molto lineare del percorso, molto più che del risultato. La fuga in avanti che tu significavi perme, i contorni del tuo corpo, il tuo aspetto fisico, quelli ci sono sempre, è Jill Bioskop che è invece diventata un'immagine un po' appannata. Devo dirti però che, come tutti gli autori, una volta terminato l'album, penso subito a quello che farò dopo, nel tuo caso l'ultimo del ciclo cominciato con «La Foire aux Immortels». La trama l'ho scritta l'estate scorsa, nel deserto della Parigi di Agosto, ma non voglio dire niente, neanche a te, è un miosegreto. Capisco che tu ti senta come a metà di unponte senza sapere come sarà l'altra sponda, sa rebbe un tuo diritto saperlo, ma sono un po' sadico e voglio lasciarti in ansia.
Quello che non mi sarei mai aspettato è che tu, la Donna Trappola. diventassi una specie di «cult cartoon», qualcosa come un «2001 Odissea nello Spazio» del fumetto. Certo, quando ho finito la storia, speravo che arrivasse al cuore dei lettori, ma non potevo immaginare che qualcuno arrivasse addirittura a definirti «una pietra miliare delle storie a strisce».
I miei vecchi racconti, anche «La Foire aux Immortels», erano di una fattura molto classica, avevo dato prova di grande equilibrio anche se avevo dimostrato una certa audacia nell'immaginazione. Erano i libri di un «saggio», libri che non turbavano, che forse sorprendevano, appunto per l'immaginazione, per la trama e per i personaggi, ma non turbavano nessuno. Invece «La Donna Trappola» ha turbato, e mi sembra anchemolto. Abbiamo buttato un bel sasso nello stagno,tu con la tua, la vogliamo chiamare così?, perversità e io con l'aver rotto i ritmi classici della narrazione.
Abbiamo toccato la sensibilità dei lettori. Con i tuoi enormi problemi, hai fatto capire a molti di trovarsi nelle tue stesse condizioni. E io quei problemi li ho biecamente sfruttati in uno sfasamento temporale, in un universo sconosciuto che, in realtà, è soltanto una proiezione del nostro. Credo proprio, mia cara Jill, che le tue <malaises> siano le stesse di molte ragazze di oggi, e anche di ragazzi, per questo ti ho voluto vagamente androgina. E il tuo lato perturbatore, indefinito e inquietante che ha colpito i giovani. Non puoi averlo visto perché è della mia epoca, ma nel 1987 c'è stato un film, «Betty Blue», con un personaggio femminile che ti assomigliava molto. «Betty Blue», soprattutto in Francia, è diventato un «cult movie» e Béatrice Dalle, l'interprete, il simbolo della generazione degli anni Novanta. Ho parlato di cinema perché, lo sai, ormai cerco di dare alle mie creazioni un taglio cinematografico, lo hai visto anche nella tua storia: disegni formato cinemascope, pochi, grandi, e tutti orizzontali. Credo proprio che dopo aver lavorato con Alain Resnais alla scenografia di «La Vie est un Roman», mi sia rimasta una gran voglia di fare un film tutto mio e con una protagonista dai capelli, lacri me e capezzoli blu. Ma non aver paura, non sarà un rifacimento della Donna Trappola. Devo essere davvero tagliato per fare del cinema. Molti sono convinti che io mi sia ispirato a «Blade Runner» ma a nessuno è venuto in mente che «La Donna Trappola» è uscita prima del film. Ridley Scott invece me l'ha detto tranquillamente, ringrazian domi in un certo senso, di essersi ispirato per il suo film alla nostra storia. E qui devo ammettere di non essere tanto originale: non occorre troppa fantasia per immaginare come potrà essere una megalopoli fra qualche decina di anni. Mi fa invece molto piacere che un regista in gamba come Scott si sia ispirato più alla mia realizzazione artistica che non alla mia fantasia.
A me non è mai interessato fare della fantascienza di «previsione», nel senso che non ho voglia di sforzarmi di immaginare come sarà la nostra società fra trenta o cinquanta anni. Come nella tua storia mi devo sentire completa mente libero sul piano del disegno e del tutto slegato da qualsiasi obbligo di documentazione. Chiarito questo, posso rientrare nel periodo storico che conosco meglio, il mio, con i suoi e i miei problemi e allora posso tranquillamente raccontare una storia di oggi ambientandola nel 2025. E una libertà che pago però. Un sacco di gente mi ha dato addosso, per esempio, per il modo in cui ho descritto Berlino dicendo che era completamente sbagliato e volutamente falso. Il bello è che io non ho voluto affatto descrivere Berlino, ma soltanto fare un esercizio di immaginazione secondo il mio spirito di quel momento. Quando ho voluto davvero descrivere Berlino come la vedevo, ho fatto un album e l'ho intitolato «Il Muro». Noi due abbiamo fatto solo un bel viaggio. Ne faremo un altro insieme, ma sarà l'ultimo. Perchécon te? Perché fra tutte le mie creature sei la più strana, la più vicina al mio carattere e la più reale anche se sei l'unica che mi fa sognare.
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