Agata si perde tra le vie di una Milano annoiata in perenne sfida con i minuti contati. È impulsiva, testarda, talvolta incoerente, proprio come la sua metropoli adottiva.
Si è concessa a una libertà incondizionata dopo aver assaporato un amore idilliaco rovinosamente giunto al termine. Ora al suo fianco ci sono Giacomo, il coinquilino donnaiolo e fuoriclasse, e Ambra, aspirante pittrice dalla maliziosa ingenuità. Due spiriti liberi, come lei, pur solo all’apparenza e con cui instaura un rapporto dai toni non convenzionali, alimentandone la complicità ma anche le incomprensioni.
Poi incontra lui, anzi, loro: Tiziano e Alessandro, carismatici soci in affari e complici di un gioco perverso di cui diventa la pedina. Agata si ritroverà schiava della stessa libertà a cui era legata, rifugiandosi in un rapporto che, pur parendo senza confini, le imporrà una scelta inevitabile.
Perché ho scritto questo libro?
L’incombere dei trent’anni mi ha costretta alla famigerata resa dei conti. Il risultato? Una totale carenza di stabilità, sotto ogni aspetto. Il precariato sentimentale e professionale che veste la generazione di noi trentenni cresciute con fiumi di aspettative mal riposte mi ha ispirato nella storia di una giovane donna alla riscoperta della sua femminilità, sgravata da nocivi pregiudizi e orologi biologici.
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