In anni di pazienti ricerche presso rigattieri e antiquari, Sylvain Pons, vecchio musicista prigioniero di una maniacale passione per la buona cucina e le opere d'arte, ha messo insieme una raccolta di oggetti e dipinti di inestimabile valore: un quadro di Sebastiano del Piombo, raffinati servizi in porcellana di Sèvres, preziosi orologi di Boulle, il celebre ventaglio dipinto da Watteau appartenuto alla Pompadour. La sua collezione, che è la vera protagonista del romanzo pubblicato nel 1848, scatenerà ben presto la rapacità di parvenus ignoranti, astuti azzeccagarbugli, portinai impiccioni, tutti pronti a sordidi intrighi per entrarne in possesso. Eccezionale documento dell'ultimo Balzac e della società francese alla vigilia della rivoluzione del 1848, dove non c'è posto per sentimenti disinteressati come l'amicizia e l'amore per l'arte perché l'avidità ha trasformato uomini e cose in merci da vendere e comprare, "Il cugino Pons" è «uno di quei capolavori di straordinaria semplicità che racchiudono l'intero cuore umano» come scrive l'autore in una lettera a Madame Hanska: un tributo alla Bellezza come valore assoluto contro l'idolatria del denaro che il grande scrittore francese ha raccontato in tante indimenticabili pagine della Comédie humaine.
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