- E a me gli affidabili di don Mimetto ispirano le blasfemie violente e tanti ma tanti calci in culo, che non è che uno è affidabile solo perché non ha mai una sua opinione e deve sentire il prete ad ogni pisciata.
Ma è anche vero che sotto sotto un po’ li invidio: che se fossi anch’io un affidabile, magari allora Patty (o qualche altra ragazza oratoriana di prima scelta, di quelle belle-ma-serie) sarebbe la mia fidanzata e potrei già programmare una vita e una famiglia e realizzare il progetto di Dio su di me ed essere felice; e quindi non seguirei la corrente e le pulsioni negative e il piacere fine a se stesso della società consumistica ed egoista e le mode fugaci, come dice il prete. E chissà, col tempo potrei diventare come quei ventitrentenni che la domenica dopo messa spuntano in piazza della chiesa coi passeggini e i marmocchi messi lì come orologi in vetrina, ma ciao oddio ma che meraviglia ma va’ che ha i tuoi stessi occhi ma quanto tempo ha. Quei ventitrentenni che si salutano tra loro e parlano di volontariato e missioni e polisportiva e scienze dell’educazione, e che si danno di gomito e ridacchiano quando incrociano gli sfigati e le zitelle tardone e gli handicapponi quelli buffi. Ma lo fanno in una maniera tutta gentile e consapevole e usando parole strane che sembrano una specie di codice che conoscono solo loro, che del resto si sa che non seguono la corrente e le mode e che anzi cercano il Sensodellavita®.
Gian. Meneghino arioso, precario recidivo. Un po’ di vita attorno a Milano e l’altro po’ in giro per il mondo, abbastanza da capire che dalla provincia non esci mai.
Ma non è mica un problema se sai distinguere tra provincia-provincia e provincia-città. E la differenza non è questione di geografia e nemmeno di ceto o di censo, che quelli semmai sono effetti collaterali: no, la differenza sta in come usi il tetto della Fiat Panda.
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