Nel 1958, quando uscì in Francia, paese non certo di vedute ristrette quanto ad erotismo, questo romanzo rischiò il sequestro per aver fatto arrossire la signora De Gaulle. Ne fu tratto anche un film per la regia di Roger Vadim con Brigitte Bardot e Robert Hossein. Un libro scandalo, dunque, per l’epoca, quando la libertà sessuale, anche se ormai alle porte, era ancora sconosciuta.
Il titolo si riferisce esplicitamente ad una frase di Nietzsche, tratta da Così parlò Zarathustra: “L’uomo deve essere addestrato alla guerra. La donna al riposo del guerriero”
La vicenda ha come protagonisti una donna, Genevieve, e un uomo, Renaud. Lei è una studentessa universitaria di buona famiglia, che salva lui per puro caso da un tentato suicidio. Lui è un uomo alcolizzato e depresso. Comincia tra loro un rapporto malato, in cui lei scopre sì, grazie a lui, la sua sessualità fino ad allora inespressa, ma diviene al contempo vittima consapevole di un crudele carnefice. L’uomo abusa di lei in tutti i sensi, fisici, morali, psicologici, economici. La trascina in un crescendo di abiezione e masochismo ai limiti della sopportazione fino a comprometterne la salute anche fisica. Genevieve allora viene trasportata d’urgenza in un ospedale dove la curano finchè lui non si fa vivo di nuovo e lei e cade ancora nella sua trappola. Il fascino di lui è per lei irresistibile, il suo eloquio e i suoi modi sembrano quelli di chi è destinato a fare grandi cose; cose che puntualmente non farà, dedito com’è solo all’alcol e ai piaceri della carne, che si procura anche al di fuori di lei. Lui è un uomo affetto dal male di vivere, lei una crocerossina votata alla salvezza di lui, anche a costo della dignità e dalla vita. Lui continua ad infliggerle violenza, la picchia, la tradisce, la allontana dalla famiglia e dagli amici e lei, stoica, sopporta tutto in una folle corsa verso l’autodistruzione.
Ma alla fine, nelle ultimissime pagine del romanzo, un improvviso colpo di scena: quella che è stata vittima sacrificale per oltre 200 pagine diviene vincitrice. Quel rapporto assoluto, la sua cieca dedizione, la sua ostinata disperazione faranno finalmente breccia nella corazza di scetticismo di lui fino a fargli dire parole che mai avremmo pensato di udire dalla sua bocca, parole che danno il senso al libro: “Io sono stanco. Fammi riposare. Tu sei il riposo del guerriero… Aiutami a vivere. Costringimi a vivere”.
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